di Sergio Ravaioli
L'altra Voce
Oncologo dell'Udeur, radiologo dei Ds e ginecologo di Forza Italia. Così pare funzioni la sanità in tutt'Italia. Grosso modo un terzo degli italiani si chiede: ma cosa ha fatto di male Mastella? Un altro terzo: ma cosa ha fatto di male Cuffaro? L'ultimo terzo si chiede: ma sarà mai possibile un mondo diverso?
Ponendomi anch'io quest'ultima domanda, mi è venuto da associarla ad un fatto raccontatomi da mio figlio, dal quale risulta che un mondo diverso non solo è possibile, ma esiste già: basta uscire dall'Italia.
Andrea da dieci anni vive in Canada, da sei è cittadino canadese e adesso lavora in una ditta privata che opera nel settore ICT: attiva da circa trent'anni, è presente in tutti i continenti ed ha 24.000 dipendenti. Insomma: un'impresa di successo. Certamente lì le raccomandazioni non hanno casa, si è portati a pensare. Ed invece no: non solo i dipendenti sono invitati a segnalare conoscenti in gamba e disposti a lavorare nella loro ditta, ma se un raccomandato viene assunto il raccomandante riceve un bonus di 2.500 dollari!
Mi spiego meglio: i dipendenti sono sollecitati a svolgere il ruolo di “head hunter” (cacciatori di teste): segnalino delle belle teste disponibili a cambiare lavoro. La verifica che si tratti di una bella testa e non di un brocco naturalmente viene fatta dall'azienda prima dell'assunzione, sulla base del curriculum, delle referenze (verificate), dei colloqui tecnico-attitudinali.
Se queste verifiche hanno esito positivo, assunzione per il candidato e 2.500 dollari di bonus a chi ha fatto la segnalazione. Se qualcuno abusa del sistema facendo perdere tempo alla ditta con segnalazioni di persone inadeguate, nessuna sanzione formale, ma è diffusa tra i dipendenti la convinzione che della cosa si terrà conto.
Raccontando questa storia non voglio sollecitare gli ottantamila Mastella/Cuffaro in attività a ridurre il divario tra Italia e Canada rivendicando gli arretrati per il servizio reso al Paese: 2.500 dollari per ogni raccomandato ci porterebbero definitivamente a braccetto con l'Argentina. Voglio solo segnalare cosa succede in altre parti del mondo: in Paesi una volta considerati simili al nostro e con i quali dobbiamo competere.
Quale sistema di qualità potrà mai avere l'Italia con il sistema di selezione del personale che la tv ci documenta un giorno sì e l'altro pure? Cosa possiamo aspettarci da una classe dirigente selezionata in Italia con i metodi oggi pubblicamente dichiarati, per di più con orgoglio?
Competenza/appartenenza: questo il dilemma che va risolto con serietà e responsabilità. Se continueremo tutti a predicare in salotto le virtù delle competenze per poi applicare in cucina la pratica dell'appartenenza, il degrado diventerà irreversibile.
E riguarderà tutti, anche coloro che declamano, con malcelato e immotivato orgoglio, «io di politica non mi occupo»!
http://www.altravoce.net/2008/01/22/raccomandati.html