lunedì 7 gennaio 2008

la Chiesa e la "difesa della vita"

di Ignacio Solares
da Carmilla

[Ignacio Solares è uno dei maggiori scrittori messicani contemporanei, di forte impronta cristiana. Il presente articolo è tratto dal settimanale Proceso n. 1590, 22 aprile 2007. La traduzione è di V.E.]

Per San Tommaso d’Aquino, ogni atto sessuale deve essere atto coniugale, e ogni atto coniugale deve essere atto procreativo. Qualsiasi trasgressione contro i comandamenti sessuali è per lui la lesione di un bene “divino”, poiché nel seme maschile è contenuta tutta la potenzialità della persona umana. Ne consegue che “dopo il peccato di omicidio occupa il secondo posto il peccato di impedire, in qualsiasi maniera, la procreazione” (Summa contra gent., III, 122).

Senza dubbio, il problema più grave che affronta oggi la Chiesa cattolica è che non può cambiare – non può muoversi – di fronte all’infallibilità dei suoi papi (e dei suoi santi, è chiaro) per quanto aberranti siano state le loro pronunce. L’eredità si trasforma in una zavorra fatale per la Chiesa.

I papi ereditano tutti i peccati dei loro predecessori – a partire da San Pietro – perché “non possono sbagliare”. Quale altro peccato di superbia potrebbe essere paragonato a questo? Così, per esempio, c’è una linea diretta di pensiero da San Tommaso (metà del secolo XIII) a Paolo VI (metà del secolo XX), che nella sua enciclica contro la pillola afferma che la contraccezione è “tanto condannabile” quanto l’aborto. Con ciò, di un buon numero di aborti deve essere fatto carico ai papi, dato che costoro, nell’equiparare contraccezione e aborto, finiscono con l’asserire la banalità dell’aborto. Se, secondo Paolo VI, la contraccezione ha un peso pari a quello dell’aborto, se ne deve concludere che l’aborto ha tanto poco peso quanto la contraccezione. Può una qualsiasi donna sana di mente equiparare l’atto di abortire con quello di prendere una pillola, o di chiedere a suo marito di mettere un preservativo?Una sola identica Chiesa, dal Medioevo a oggi.
Basta ricordare una famosa udienza generale che tenne Giovanni Paolo II a Roma nel 1980, nella quale parlò dell’adulterio che “si perpetra in umbito coniugale con la propria moglie”, sulla stessa linea dell’agostinismo, tomismo, stoicismo, filonismo – vale a dire, dalla prospettiva dell’ostilità nei confronti del piacere...
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