venerdì 30 gennaio 2009

UNO STATO AFFAMATO DI TERRORISMO

di Comidad

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La firma dell’accordo con il governo per il nuovo modello contrattuale da parte di CISL e UIL, è stata salutata con toni trionfalistici, in quanto rappresenterebbe la fine del potere di veto della CGIL. In realtà il potere di veto della CGIL, ammesso che sia mai esistito, era già finito negli anni ’80, all’epoca del governo Craxi, con il taglio della scala mobile, che ebbe l’approvazione delle sole CISL e UIL. Con il secondo governo Berlusconi vi fu il cosiddetto “Patto per l’Italia”, anche questo con CISL e UIL e senza la CGIL.

Da questo punto di vista non ci sono vere novità, semmai era inusitato che un segretario generale della UIL potesse celebrare una divisione tra organizzazioni sindacali come l’alba di una nuova e luminosa era.Toni di così sfrenato compiacimento per l’emarginazione della CGIL non si erano usati neppure negli anni più aspri della guerra fredda, quando CISL e UIL indicavano, seppure con affettazione e ipocrisia, la divisione sindacale come un doloroso stato di necessità. La differenza con allora è che l’Unione Sovietica rappresentava sì una minaccia esagerata e strumentalizzata, ma costituiva comunque un avversario di una certa consistenza, con cui fare i conti, e che certo non si poteva controllare esclusivamente in base ai tempi ed alle scadenze della propaganda ufficiale. Il nemico attuale, il terrorismo, è invece una costruzione giudiziario-mediatica puramente fittizia, rispetto alla quale la propaganda ufficiale non deve subire nessun adattamento dettato da effettivi rapporti di forza.

Non è un caso che all’accordo sul nuovo modello contrattuale sia stata fatta corrispondere la sceneggiata del professor Pietro Ichino al processo contro le presunte nuove Brigate Rosse, dove si è costituito parte civile pur senza averne nessun titolo. I titoli dei giornali hanno riportato la notizia di minacce rivolte dagli imputati al professore, con il seguito delle solite reazioni indignate da parte di esponenti politici, primo fra tutti Walter Veltroni, segretario del partito per il quale Ichino è stato eletto parlamentare.

Sennonché, leggendo gli articoli, si scopre che da parte degli imputati non vi sono state né minacce né insulti, ma solo ordinate manifestazioni di dissenso; anzi è stata avanzata da uno di loro un’obiezione che consiste in una oggettiva constatazione, e cioè che Ichino ha costruito le sue fortune criminalizzando i lavoratori. Procedendo nella lettura degli articoli si scopre poi che, in realtà, Ichino si è minacciato da solo, dato che la frase riportata dai titoli dei giornali con tanta enfasi - “Chi tocca lo Statuto dei Lavoratori muore” -, non è stata pronunciata da nessuno dei cosiddetti brigatisti, ma proprio dallo stesso Ichino. A paragone con l’attuale situazione giudiziaria in Italia, c’è ormai di che far passare persino Torquemada per un garantista, poiché assistiamo al sequestro di cittadini che sono non solo processati per accuse che non si è in grado di provare, ma che vengono anche esposti alla gogna, e per opinioni neppure espresse da loro. La violazione dei diritti e della dignità degli imputati, come tutta la messinscena giudiziaria, avevano quindi un preciso scopo, cioè associare nella mente dell’opinione pubblica lo Statuto dei Lavoratori al terrorismo, per cui è terrorista o loro complice chiunque difenda lo Statuto dei Lavoratori.

L’intimidazione nei confronti della CGIL non poteva esser più palese, e sono già cominciati i ricatti da parte di Veltroni per indurla ad accettare l’accordo; cosa che non dovrebbe risultare difficile, data la storica incapacità del gruppo dirigente della CGIL di reggere a questo tipo di accerchiamenti. Non sorprende perciò che il segretario generale della UIL possa esibire tanta sicumera, dato che, in caso di bisogno, non ha altro da fare che imitare Ichino, cioè minacciarsi da sé, per poter immediatamente raccogliere una messe di solidarietà e di elogi.

I segretari generali della UIL sono personaggi anonimi, di cui nessuno sa o si ricorda il nome o la faccia, ma, con qualche auto-minaccia terroristica, anche per loro ci potrà essere un panegirico sulla prima pagina di “La Repubblica”, un panegirico pari a quello che si è meritato Ichino. Anche per il segretario della UIL sarà riservata una scorta, dato che la scorta oggi non costituisce più un semplice status symbol, ma un vero segno di santità, come le stimmate di Padre Pio. Come le stimmate, però, anche la scorta fa soffrire chi può esibirla, ed infatti Ichino ha intrattenuto la stampa narrando del dolore che questa condizione di scortato gli comporta. Ichino ha le sue ragioni, poiché lo Stato, in effetti, gli ha dato la scorta non per proteggerlo, ma per tenerlo in ostaggio, pronto a sacrificarlo se ciò dovesse servire ad esasperare la pseudo-emergenza terroristica.

Uno Stato così affamato di terrorismo - che costituisce per esso l’alibi/pretesto/giustificazione universale ed onnicomprensiva per ogni suo crimine affaristico -, può essere tentato di sacrificare i suoi servi. D’altra parte inconvenienti del genere fanno parte del gioco e dei privilegi che Ichino ha accettato, quando ha assunto il ruolo ufficiale di pubblico accusatore del pubblico impiego al fine di privatizzarlo. Altri invece vengono sacrificati senza aver accettato nessun gioco e senza accedere a nessun privilegio.

mercoledì 21 gennaio 2009

Che dirò ai miei studenti nel giorno della memoria?

di Franco Berardi "Bifo"
da Carta

Hai fatto una strage di bambini e hai dato la colpa ai loro genitori dicendo che li hanno usati come scudi. Non so pensare a nulla di più infame […] li hai chiusi ermeticamente in un territorio, e haiiniziato ad ammazzarli con le armi più sofisticate, carri armati indistruttibili, elicotteri avveniristici, rischiarando di notte il cielo come se fosse giorno, per colpirli meglio. Ma 688 morti palestinesi e 4 israeliani non sono una vittoria, sono una sconfitta per te e per l’umanità intera».[Stefano Nahmad, la cui famiglia ha subito le persecuzioni naziste]

Insegno in una scuola serale per lavoratori, in gran parte stranieri.E’ un ottimo osservatorio per capire quel che accade nel mondo. L’anno scorso, avvicinandosi il giorno della memoria che ogni anno si celebra nelle scuole, leggemmo brani dal libro Se questo è un uomo di Primo Levi.

Avevamo parlato molto della questione ebraica, e della storia del popolo ebreo dalle epoche lontane al ventesimo secolo. Proposi che tutti scrivessero un breve testo sugli argomenti di cui avevamo parlato.Claude D, un ragazzo senegalese di circa venti anni, piuttosto pigro ma dotato di vivacissima intelligenza concluse il suo lavoro con queste parole: «Ogni anno si fanno delle cerimonie per ricordare lo sterminio degli ebrei, ma gli ebrei non sono i soli che hanno subito violenza. Perché ogni anno dobbiamo stare lì a sentire i loro pianti quando altri popoli sono stati ammazzati ugualmente e nessuno se ne preoccupa?»
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giovedì 15 gennaio 2009

Medici segnalano l'uso “di un nuovo tipo d'arma” a Gaza

AUTORE: Le Monde
Tradotto da Manuela Vittorelli

Dall'inviata speciale Sophie Shihab ad Al-Arish, Egitto

In questi ultimi giorni le televisioni arabe che trasmettono da Gaza hanno mostrato dei feriti di tipo nuovo – adulti e bambini le cui gambe erano ridotte a resti carbonizzati e insanguinati. Domenica 11 gennaio ne hanno dato testimonianza due medici norvegesi, unici occidentali presenti nell'ospedale della città...
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sabato 10 gennaio 2009

Valzer con Bashir


NATALIA ASPESI

Repubblica


I carri armati israeliani sono entrati nella striscia di Gaza, e come se il tempo si fosse fermato, come se la guerra e le centinaia di morti, le distruzioni, l' odio e la sofferenza fossero una condizione permanente di quei luoghi, e la pace impossibile senza l' annientamento di un nemico, arriva proprio da Israele (in Italia dal 9 gennaio) un film straordinario.
Un capolavoro che riesce a comunicare attraverso emozioni stordenti, la consapevolezza della futilità barbara e senza fine di ogni conflitto; perché anche chi è sopravvissuto a una simile esperienza di terrore, ferocia, follia e disperazione, dice il film, torna a casa traumatizzato per sempre, sulle ceneri della giovinezza perduta e della vita spezzata.
Valzer con Bashir, del regista israeliano Ari Folman, presentato all' ultimo Festival di Cannes, vincitore di sei Oscar israeliani e adesso in gara, con Gomorra, per l' Oscar americano al film in lingua straniera, è una potente testimonianza autobiografica contro ogni conflitto bellico, un abbagliante documentario d' animazione che con l' uso innovativo di questa tecnica riesce a introdurre lo spettatore, molto più delle immagini reali, nell' allucinazione tra sogno e memoria dell' apocalisse attraversata da chi si è trovato, ieri o oggi, a combattere una guerra.
Ari Folman, diventato regista affermato, aveva totalmente soppresso quella zona oscura, carica di bagliori indistinti e fragori allucinati, che era stata a 18 anni, la sua esperienza nell' esercito israeliano impegnato nella prima guerra del Libano per sradicare da quei territori i palestinesi e i loro missili sul Nord di Israele. Eppure lui, Folman, c' era tra quei ragazzi impreparati, sprovveduti, superarmati, lo stesso viso terrorizzato dei soldati di oggi a Gaza, che entrarono in Beirut Ovest nel settembre del 1982, il giorno stesso in cui Bashir Gemayel, giovane e carismatico generale dei falangisti cristiano maroniti alleati di Israele, appena eletto presidente del Libano, era stato assassinato (ancora oggi non si sa da chi e da quale fazione).
Lui, Folman, c' era tra quelli che circondarono i campi dei rifugiati palestinesi di Sabra e Shatila per controllarli, lui c' era tra chi, privi di alcun ordine superiore, abbandonati in un silenzio inquietante, volsero lo sguardo altrove mentre nella notte, a pochi metri di distanza, avvantaggiato dai riflettori israeliani, l' esercito falangista entrava nel miserabile campo.
Valzer con Bashir è il suo modo per riprendersi la giovinezza, la memoria, la sofferenza di allora, chiedendo aiuto alla psicanalisi, andando alla ricerca dei suoi ex commilitoni dimenticati, che pur riluttanti, sono tornati per lui a ricordare gli incubi sepolti. C' è chi racconta della telefonata ad "Arik" Sharon, allora ministro della Difesa, per segnalargli che correvano voci di un massacro, che gli spari e le grida che provenivano dal campo erano incessanti, e lui risponde educato soltanto «grazie per avermi informato».
C' è chi rievoca l' angoscia continua, la paura fisica, la follia della disperazione che spinge uno di loro, sotto il fuoco dei cecchini palestinesi, a uscire allo scoperto mettendosi a ballare il valzer sotto i manifesti di Bashir. C' è chi non può dimenticare il gruppo di bambini e donne terrorizzati che escono dalle miserabili baracche a mani alzate come i piccoli ebrei evacuati dal ghetto di Varsavia, chi di notte è assalito dall' incubo di una muta di cani feroci che lo assediano e gli paiono quelli che aveva dovuto uccidere perché non abbaiassero durante le manovre.
Riaffiorano immagini surreali, ipnotiche, collegate a indecifrabili angosce, una folla di donne velate di nero che corrono piangendo tra le rovine, un soldato israeliano rimasto solo sotto il fuoco palestinese che riesce a gettarsi in mare e immagina di essere salvato da una immensa figura di donna. D' improvviso il graphic movie finisce con un paio di minuti di riprese video, spaventose; tornano nel campo le poche donne che erano riuscite a fuggire e vagano come impazzite, urlando, tra montagne di cadaveri, corpi torturati, fatti a pezzi, uomini donne, vecchi, bambini.
Ha detto il regista «Voglio che con queste immagini la gente si convinca che questo orrore è veramente accaduto e che noi israeliani, non impedendolo, ne siamo stati in parte responsabili». Il massacro era durato, indisturbato, per tre giorni, le vittime ammazzate con spaventosa crudeltà, furono circa tremila. La strage fu di pura vendetta, raccontano nel sito del film, perché secondo un accordo tra le parti i palestinesi armati erano stati evacuati in Tunisia da due settimane.
La notizia sconvolse il mondo, anche in Israele centinaia di migliaia di persone scesero in piazza, la protesta così unanime obbligò il governo a creare una commissione di inchiesta. Sharon fu giudicato colpevole di non aver fatto abbastanza per fermare una strage dal momento che ne era stato informato. Dichiarato non idoneo a comandare dovette dimettersi con il divieto a ricoprire di nuovo quella carica. Nel '96 divenne ministro degli Esteri e nel 2001 divenne primo ministro.

mercoledì 7 gennaio 2009

The Darwin Award,il premio più spietato dell'anno

Di Alessia Manfredi
Repubblica
E' il "prete volante" a guidare la classifica dei Darwin Awards 2008, gli scorrettissimi, ironici premi assegnati sul web da una nicchia di appassionati alle morti più stupide ed improbabili dell'anno.
I fan dello strano ma vero e di incidenti dall'esito tragico ma spietatamente comici hanno scelto il loro nuovo eroe: padre Adelir Antonio De Carli, il sacerdote brasiliano che scomparve nell'oceano lo scorso aprile mentre cercava di battere un record, volando appeso a mille palloncini, per pubblicizzare un'iniziativa benefica. In base al piano, per finanziare un rifugio spirituale per camionisti, avrebbe dovuto rimanere in volo per 19 ore consecutive. Qualcosa è andato storto, probabilmente un errore nel calcolo della direzione del vento, e il sacerdote si è perso in mare aperto.
Un trionfo per i cultori del premio - cui è anche stato dedicato un film - assegnato, come spiega il sito, in omaggio al padre della teoria dell'evoluzione a chi "migliora il patrimonio genetico umano rimuovendosi da esso", in modo spettacolarmente stupido.
Oltre all'avventura aerea di padre De Carli, la classifica dell'anno è arricchita da altri casi esemplari, che la Rete ha premiato, postumi. Dietro allo sfortunato sacerdote si piazza il bolzanino Ivece Plattner, 68 anni, che, rimasto incastrato con la macchina ad un passaggio a livello, dopo qualche attimo di stordimento è riuscito ad uscire, ma per salvare la sua Porsche si è piazzato davanti al treno in arrivo nel vano tentativo di fermarlo. Risultato: il bolide praticamente intatto, lui morto sul colpo.

Il catalogo è assai vario: dal ragazzo della Pennsylvania che decide di provare un apparecchiatura elettrica dell'ufficio attaccandosela ai piercing del petto e rimane fulminato sotto gli occhi dei colleghi alle due coppie di motociclisti che in California, nel cuore della notte, senza casco, né luci, in pieno sterrato, si scontrano frontalmente con esito fatale.
Il brillante studente indonesiano che, con un piede nella piscina, si mette a smanettare con un mucchio di fili elettrici e se ne va così, a 30 anni, fa compagnia al centauro della Florida che cerca di saltare un ponte levatoio: lui non ce la fa, ma la moto arriva perfettamente a destinazione.
Last but not least, la distratta insegnante di chimica che, in Bulgaria, insieme ad alcuni amici, getta in una fognatura le rimanenze di un esperimento amatoriale. Le sostanze chimiche mischiate fanno reazione, il coperchio della fogna esplode in aria e la decapita. Troppo idiota per essere vero?
Le segnalazioni che "Darwin" non ha potuto certificare come vere vengono segnalate come tali, e per le leggende metropolitane c'è un'apposita sezione: avventure apocrife, elencate come exempla, con un memento finale: "Siate molto contenti che queste persone non esistono sul serio".
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martedì 6 gennaio 2009

Telefonia militare

di Alessandro Robecchi
Il Manifesto
Buongiorno, shalom. Sono il telefonista dell'esercito israeliano di turno dalle 8 alle 21. Lavoro noioso. Mi danno una lista di numeri di telefono di Gaza, io li chiamo e gli dico: ehi, gente, tra cinque minuti vi tiriamo un missile. Al resto pensano i ragazzi dell'aviazione. È un lavoro nuovo, ne parlano tutti i giornali del mondo. All'inizio c'è stata un po' di confusione amministrativa per capire se ero in forze all'esercito o all'ufficio propaganda, e sono stato tre giorni senza buoni pasto. Seccante.
Secondo la nostra propaganda, siamo in grado di ammazzare un signore barbuto in casa sua, senza svegliare i bambini che dormono nella stanza accanto. Certe volte non si svegliano proprio più. Quindi nessuna emergenza umanitaria, l'unico problema è che crollano i muri della casa.

Lo so che i missili intelligenti non li abbiamo inventati noi, ma è una scemenza che viene utile quando li tiri. Insomma, io telefono a questi palestinesi, ma la cosa è più complicata di quanto sembri. Certe volte è occupato, certe volte non sentono il telefono perché stiamo bombardando la casa di fianco. Certe volte non li chiamo neanche, o faccio degli scherzi telefonici, o sbaglio numero apposta. Dopotutto è irrilevante che io telefoni oppure no, basta che lo dicano i telegiornali.

Poi hanno deciso: sono in forze all'ufficio propaganda, e i buoni pasto sono arrivati subito. Comunque, non è un lavoro pesante, e rischio pure di diventare famoso: mi sto ritagliando tutti gli articoli che dicono quanto siamo bravi a avvisare la gente prima di ammazzarla. È una cosa che dà soddisfazione. Ma scusate, ho chiacchierato troppo, ora devo lavorare. Pronto? Chi sei? Passami mamma... papà è in casa? In che stanza? Va bene, dì a mamma che avete sei minuti per lasciare il palazzo. Quattro, anzi... forse uno... Pronto? Pronto?

Link: http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090104/pagina/01/pezzo/238646/