venerdì 25 settembre 2009

I CADUTI IN AFGHANISTAN E IL CUOCO DI GIULIO CESARE

Un bellissimo articolo di Franco Cardini da Come Don Chisciotte

martedì 22 settembre 2009

SMEMORATI DI SINISTRA

di Daniele Luttazzi
da l'Unità

Nel marzo 2001 conducevo con successo (7 milioni e mezzo di spettatori) un mio talk-show satirico notturno su Rai2 intitolato Satyricon. In una puntata intervistai un giornalista allora sconosciuto che aveva pubblicato da un mese un libro di cui nessuno parlava.

Il libro s'intitolava L'odore dei soldi e riguardava le origini misteriose dell'impero economico di Berlusconi. Parlammo dei fatti emersi nel processo a Marcello Dell'Utri, braccio destro di Berlusconi, fondatore di Forza Italia (il partito di Berlusconi) ed ex-capo di Publitalia (la concessionaria di pubblicità di Berlusconi). Berlusconi fece causa per diffamazione a me, a Travaglio, alla Rai e al direttore di Rai2 Carlo Freccero che con coraggio aveva mandato in onda l'intervista. Da me Berlusconi voleva 20 miliardi di lire.

Quattro anni dopo quell'intervista, Marcello Dell'Utri è stato condannato in primo grado a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel 2005 ho vinto la causa e Berlusconi è stato condannato a pagare 100mila euro di spese legali. Insieme con Berlusconi, mi fecero causa anche Mediaset (5 miliardi di lire), Fininvest (5 miliardi di lire) e Forza Italia (11 miliardi di lire).

Ho vinto tutti i processi. Quell'intervista non diffamava nessuno. Informava in modo corretto. Nel giugno 2001, Berlusconi vinse le elezioni politiche diventando capo del governo.

Nel 2002, durante una visita di Stato in Bulgaria, Berlusconi pronunciò il famigerato «editto bulgaro»: disse alla stampa che Enzo Biagi, Michele Santoro e «quell'altro» avevamo fatto un «uso criminoso» della tv di Stato, pertanto lui si augurava che questo non si ripetesse. Sentire adesso Franceschini che, dopo i recenti attacchi di Berlusconi alla stampa, dice «Non vorrei che si passasse ad attaccare i singoli giornalisti» mi fa quasi tenerezza.

Qualcuno avverta Franceschini che è tutto già successo. Biagi, Santoro e io venimmo cancellati dai palinsesti: i dirigenti Rai (nominati dalla maggioranza politica berlusconiana) decisero «autonomamente» di non riconfermare i nostri programmi tv. Giustificarono la cosa come «scelta editoriale». Il problema è politico.

La satira dà fastidio perché esprime un giudizio sui fatti, addossando responsabilità. Colpisce Berlusconi ma anche la religione organizzata e l'opposizione inesistente del Pd. La libertà della satira in tv è libertà della democrazia. Neppure Rai3, i cui dirigenti sono di sinistra, mi ha mai chiesto di tornare in tv, in questi anni.Il potere, in Italia, è suddiviso fra clan di destra e di sinistra. Scandali recenti hanno mostrato come questi clan si mettono spesso d'accordo sulla gestione della cosa pubblica, a livello locale e a livello nazionale. Lo stesso tipo di accordo precede le nomine dei dirigenti Rai. Il risultato è che la democrazia sostanziale è corrotta. La Rai attuale è piena di dirigenti che vengono da Mediaset, vere quinte colonne.

Un anno fa, le intercettazioni telefoniche hanno mostrato come questi dirigenti si fossero accordati con quelli di Mediaset per una programmazione che favorisse Berlusconi in occasione dei funerali di Woytila e delle concomitanti elezioni. Berlusconi nel frattempo ha fatto una legge che proibisce la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche! Se questa legge fosse stata fatta dieci anni fa, nessuno conoscerebbe gli scandali politici, economici e sportivi più gravi della storia italiana recente. Nel ventennio fascista l'unica agenzia di stampa era quella del regime, l'Agenzia Stefani: i giornali si attenevano a quello che scriveva l'Agenzia Stefani.

I giornali liberi venivano chiusi e gli oppositori al regime perdevano il posto di lavoro, erano mandati al confino o peggio. Oggi non uccidono fisicamente gli oppositori, ma ti mandano al «confino mediatico»: ti tolgono gli spazi di espressione che avevi e che ti eri conquistato col tuo lavoro. Un esempio recente: a Berlusconi non piacciono Mieli e Anselmi? Mieli e Anselmi perdono il posto e nessuno fiata. Questa è la minaccia sempre presente.

Tutto origina dall'enorme conflitto di interessi di Berlusconi. È un capo di governo che ha aziende tv, imprese mediatiche, di assicurazione, di distribuzione pubblicitaria e cinematografica. Questo inquina la libertà del mercato. Un'inchiesta recente ha dimostrato che, da quando è al governo Berlusconi, molte aziende hanno tolto pubblicità dalle reti Rai per spostarle su quelle Mediaset. Berlusconi inoltre controlla la politica economica e i servizi segreti. La sua influenza si estende su OGNI settore della vita italiana. È un potere di ricatto enorme.

Uno dei pochi giornali di opposizione vera, questo che state leggendo, stenta a sopravvivere perché le aziende italiane non comprano spazi pubblicitari. Ecco un altro tipo di strozzatura. Non stupisce allora che i passi della quasi totalità della stampa e della tv italiana siano felpati. Il caso recente Lario/Noemi/D'Addario ha dimostrato una volta per tutte l'esistenza di una sorta di Agenzia Stefani contemporanea, prontissima a ubbidire alle esigenze del Capo e a massacrare la vittima di turno. Fra giornalisti e testate, la lista dell'inquinamento berlusconiano è lunga. L'Italia è un Paese in cui vige un «fascismo light» che non mi piace per niente. L'Italia è un incubo da cui mi auguro gli italiani si sveglino presto. L'Italia è il Paese che amo.

venerdì 11 settembre 2009

stop alla vivisezione

Enrico Moriconi - dirigente medico-ospedaliero presso il Centro Psicosociale di Vimercate - Milano

da Liberazione


Sabato 19 settembre si svolgerà a Friburgo, in Svizzera, con inizio alle ore 10 in Place Georges-Python, la manifestazione Zugetive "Insieme contro la vivisezione". L'iniziativa nasce per cercare d'informare e sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della ricerca sugli animali, ma soprattutto per cercare di convincere le autorità competenti svizzere a sospendere i finanziamenti al professor Rouiller che, da un quarto di secolo, compie esperimenti presso l'Università di Friburgo su roditori, gatti e scimmie.

A prescindere dalle argomentazioni scientifiche che dimostrano come nel 2009 sia inaccettabile continuare ad utilizzare animali per la ricerca che riguarda le malattie umane, la storia stessa del professor Rouiller è quantomeno originale. Questo ricercatore dal 1985 compie esperimenti sugli animali, anche scimmie e gatti, pubblicando sulle riviste scientifiche (tali si definiscono) molti articoli basati su studi che differiscono pochissimo l'uno dall'altro, se non per il cambio della specie utilizzata. In tutto questo periodo, nessuna di queste ricerche si è dimostrata di alcuna utilità per il progresso scientifico e per il miglioramento della salute umana.

Grazie alle molte pubblicazioni, il professor Rouiller, che attualmente lavora presso la Unit of Psysiology and Program in Neurosciences della facoltà di Scienze dell'Università di Friburgo, diventa membro sia della Commissione di controllo cantonale, sia del Comitato scientifico del Fondo nazionale svizzero - ossia entra a fare parte sia del Fondo che finanzia la vivisezione, sia della commissione che deve controllare gli esperimenti. In altre parole, il controllato diventa anche controllore e il finanziato diventa anche finanziatore. Gli aspetti più discutibili del caso Rouiller consistono però nella mancanza di un progetto coerente e comprensibile per quanto riguarda gli studi del professore, nonché in alcune sue dichiarazioni. Ad esempio, nel 2003 pubblica 5 lavori.

Nel primo continua a sperimentazione sui macachi, nel secondo e nel terzo utilizza colture di tessuto, ma nonostante siano già state accettate dalla comunità scientifica e disponibili banche di tessuti umani, continua ad utilizzare tessuti animali che impongono l'uccisione di cavie; nel quarto continua ad utilizzare gatti e nel quinto articolo afferma che «nei soggetti umani i sostanziali avanzamenti in questo campo sono stati resi possibili dallo spettacolare sviluppo di tecniche non invasive di visualizzazione e stimolazione del cervello». Quindi lo stesso Rouiller afferma in una sua pubblicazione che le scoperte non avvengono grazie agli esperimenti sugli animali, ma al progresso tecnologico.

Peraltro, la necessità di utilizzare specie ad alto sviluppo cognitivo, quindi più vicine a noi da un punto di vista evolutivo, è stata esclusa da una ricerca del 2007 che ha analizzato tutti gli studi sugli scimpanzé dal 1994 al 2004: gli autori concludono affermando che «lungi dal contribuire alla ricerca medica, la sperimentazione sugli scimpanzé è stata largamente incidentale, periferica, confusa, irrilevante e inaffidabile ed ha utilizzato fondi considerevoli che avrebbero potuto essere meglio indirizzati altrove».

La manifestazione di Friburgo, non si preannuncia solo come iniziativa di protesta, ma anche d'informazione: nel tendone principale verrà allestita una mostra sugli esperimenti effettuati sulle scimmie a Zurigo e a Friburgo. Conferenze, proiezioni di filmati e stand completeranno l'offerta informativa sulla vivisezione in generale e sui metodi scientifici, attualmente a disposizione, che permettono di sostituirla (modelli cellulari, tissutali, bioinformatica, ecc.). Maggiori informazioni si possono trovare sui siti www.zugetive.ch e www.atra.info. La partecipazione di manifestanti anche dall'Italia potrebbe risultare determinante per convincere le autorità competenti svizzere a sospendere i finanziamenti per ricerche che provocano sdegno anche fuori dai confini elvetici.

lunedì 7 settembre 2009

La vera ricerca dà fastidio

Stefano Montanari

Biolcalenda
settembre 2009

Ad un lettore frettoloso potrebbe sembrare che quanto mi accingo a scrivere siano fatti miei e basta. Ahimé, non è così. Per ragioni che non descriverà di nuovo, essendo state già oggetto di numerosi articoli e perfino di un libro, qualche anno fa noi - mia moglie, la dottoressa Antonietta Gatti, ed io, intendo - fummo privati dello strumento principe che ci permetteva di condurre ricerche intorno ad una scoperta scientifica molto importante di mia moglie, vale a dire certe interazioni delle polveri sottili ed ultrasottili con l'organismo.

Essendo in corso un progetto europeo che Antonietta dirigeva, restare senza microscopio elettronico, ché quello era lo strumento, avrebbe significato il fallimento di anni di lavoro e l'annullamento di un utilissimo progresso scientifico.

Fu così che Beppe Grillo propose di dare pubblicità alla cosa e d'iniziare una raccolta popolare di fondi per acquistare un nuovo microscopio. 378.000 Euro erano la cifra necessaria, e 378.000 Euro furono raccolti nel giro di un anno giusto. lo partecipavo agli spettacoli di Grillo nel corso dei quali raccontavo qualcosa delle ricerche e, sempre pagandomi le spese, per oltre 200 volte in 12 mesi tenni conferenze pubbliche al termine delle quali mendicavo quattrini. Quattrini che arrivavano ad una onlus di Reggio Emilia resasi disponibile e la cui unica cura era quella d'incassare denaro.

E qui sta tutta la mia imperdonabile ingenuità: per evitare che qualcuno pensasse male, cosa che poi accadde lo stesso, io feci intestare l'apparecchio proprio alla onlus che ne diventò legalmente proprietaria. A questo punto, stando a quanto la presidentessa di quel l'associazione, tale Marina Bortolani, affermava, era necessario che il microscopio passasse burocraticamente attraverso un ente pubblico il quale, poi, lo avrebbe girato a noi. Allora, dopo qualche mese di ricerca, io trovai il Centro di Geobiologia dell'Università di Urbino il cui direttore, prof. Rodolfo Coccioni, si prestò alla bisogna. Tutto bene fino a che, il 30 giugno scorso, mi arriva una raccomandata della onlus in cui questa mi comunica che, un paio di settimane prima, aveva "donato" il microscopio all'Università di Urbino. Questo dopo avermi tenuto all'oscuro di trattative lunghissime e, scrive la raccomandata, con il piacet di Grillo.

Qualcuno potrebbe chiedersi quale voce in capitolo abbia Beppe Grillo e che cosa mai c'entri in una bizzarria dei genere. Qualcuno potrebbe pure chiedersi per quale motivo al mondo Grillo avrebbe avuto piacere che il microscopio ci venisse tolto dopo che, con una chiarezza cristallina, lui stesso aveva affermato innumerevoli volte nei suoi spettacoli e aveva assicurato per almeno un paio d'anni sul suo blog che quei soldi erano raccolti esclusivamente perché noi - mia moglie ed io - potessimo avere quell'apparecchio.

Addirittura il sito Internet della onlus Carlo Bortolani contiene un lungo post datato aprile 2007 in cui si conferma che solo noi siamo i destinatari dei microscopio e che solo mia moglie può decidere come e dove usarlo. In aggiunta, tutto questo è riportato pari pari nel documento originale di accordo tra la onlus e il Centro di Geobiologia di Urbino. Se si vuole un esempio di stravagante ipocrisia, poi, si legga la condizione con cui il nostro microscopio finirà in un'università dove non esiste la minima esperienza riguardo la ricerca per la quale tutto quel denaro è stato raggranellato: noi potremo usare l'apparecchio "almeno una volta la settimana".

Lasciando da parte il fatto che tra casa nostra ed Urbino ci sono più o meno 3 ore di viaggio, per prima cosa, la nostra ricerca richiede almeno 8 ore al giorno d'impiego dell'apparecchio per almeno 5 giorni la settimana e, non di rado, il suo uso notturno in una modalità automatica (che ci appartiene e che non daremo certo ad Urbino).
Poi ci vogliono ambienti particolari e apparecchiature a contorno che laggiù non esistono. Poi occorrono tecnici che sappiano preparare i campioni da osservare e, ancora una volta, ad Urbino non c'è quel tipo di personale.
E il denaro? Mantenere un aggeggio dei genere è quanto mai costoso e, notoriamente, nelle università non c'è una lira. Perché, allora? La manovra è fin troppo ovvia: come si era già fatto quando ci si tolse la disponibilità dei primo microscopio, la nostra ricerca deve essere "imbavagliata".

Imbavagliata è il termine che usava a suo tempo Grillo quando, forse, chi ne cura gli'interessi non si era reso conto di che cosa significasse davvero darci una mano. Le evidenze che noi mostriamo in modo tanto impietoso quanto incontestabile danno fastidio, e tanto, a chi lucra sull'incenerimento dei rifiuti vendendosi la nostra salute, a chi vuole costellare la Penisola di demenziali impianti "a biomasse", a chi ficca le ceneri da immondizia nel cemento, a chi infila particelle inorganiche nei vaccini, a chi particelle analoghe aggiunge agli alimenti industriali, e così via. Ora, poi, che i nostri risultati sono arrivati molto in alto e minacciano di arrivare ancora più su, il fastidio diventa pericolo.

Insomma, a scanso di guai, meglio toglierci dai piedi e farlo in fretta. Ciò cui la onlus Bortolani non aveva pensato è che qualcuno avrebbe reagito. Ora un avvocato sta ricevendo centinaia di messaggi da persone che hanno donato quattrini per noi e che si vedono beffate, e quell'avvocato, forte dei mandati ricevuti dai donatori, procederà contro onlus ed Università di Urbino. Tantissimi messaggi indignati arrivano all'Università ed alla onlus la quale, magari un po' ingenuamente perché spesso di quei messaggi io ricevo copia, risponde a tutti che le proteste si limitano a 13 (!) lettere. Ecco: questi non sono fatti miei e basta.

Con quel microscopio noi abbiamo ottenuto risultati di eccellenza assoluta, abbiamo ricerche delicatissime in corso, mia moglie è a capo di un progetto europeo che vede coinvolti 10 centri di ricerca su 6 paesi diversi, siamo riusciti a far passare una legge che riconosce le patologie da "uranio impoverito e nanoparticelle" cosicché i ragazzi che tornano malati dalle missioni "di pace" non saranno più lasciati morire come cani, stiamo ostacolando lo scempio che si fa costruendo inceneritori ovunque, stiamo lavorando su di un sistema per disinquinare l'aria cittadina, e così via. Tanto business non proprio pulito è messo a rischio.

Più di qualcuno consiglia a mia moglie e a me di andarcene da questo squallido paese. Ma noi resteremo: andarcene significherebbe riconoscere che la mascalzonaggine è imbattibile. E noi siamo abituati a vincere.