venerdì 30 novembre 2007

Copiare

di Sergio Garufi

da Nazione Indiana

Ho copiato Giulio Mozzi. Una volta lui ha scritto che quando legge un bel libro gli viene voglia di telefonare all’autore per chiedergli delucidazioni. Io ho telefonato a un personaggio. Lo si incontra a pag. 383 de Il disordine perfetto, l’ultimo volume di Marcus Du Sautoy (Rizzoli). Il personaggio in questione si chiama Leonardo Fogassi. L’episodio che lo vede protagonista è una delle storie più affascinanti che mi sia capitato di leggere. Si svolge in un laboratorio scientifico dell’Università di Parma, un giorno imprecisato di 16 anni fa. Fogassi stava indagando su quali neuroni si accendono nel cervello quando le scimmie muovono le mani in determinati modi. Questi neuroni sono chiamati “neuroni motori”, perché presiedono alle capacità motorie. Assieme a Vittorio Gallese e Giacomo Rizzolatti, con i quali conduceva queste ricerche, Fogassi aveva attaccato degli elettrodi alla corteccia frontale delle scimmie, in modo tale da individuare gli specifici neuroni che si accendono per ogni specifico movimento. Quando gli elettrodi erano collegati a una particolare zona del cervello, ogni volta che la scimmia allungava la mano per prendere una nocciolina la macchina emetteva un suono, per indicare che i neuroni si stavano accendendo...
continua al link http://www.nazioneindiana.com/2007/09/19/copiare/

mercoledì 21 novembre 2007

L'illusione della malattia

DI MIKE ADAMS
Quantum Balancing

Traduzione di Gianluca Freda

La medicina tradizionale ha la curiosa abitudine di etichettare come malattia un insieme di sintomi. Ad esempio, ho visto di recente un manifesto che pubblicizzava un nuovo farmaco contro l'osteoporosi. Era di una compagnia farmaceutica e diceva: "L'osteoporosi è una malattia che provoca debolezza e fragilità delle ossa". Il manifesto continuava dicendo che c'è bisogno di un farmaco particolare per combattere questa malattia.

Qui il linguaggio è a rovescio. L'osteoporosi non è una malattia che provoca debolezza delle ossa. Osteoporosi è il nome dato a una diagnosi di debolezza delle ossa. In altre parole, prima viene la debolezza delle ossa e poi viene la diagnosi.

Un'altra compagnia farmaceutica definisce l'osteoporosi come "malattia che rende le ossa più sottili". Ancora una volta causa ed effetto sono invertiti. E' così che le compagnie farmaceutiche vogliono che la gente pensi alle malattie e ai sintomi: prima "vi prendete" la malattia, poi essa vi viene "diagnosticata", appena in tempo per consentirvi di prendere un costoso nuovo farmaco per il resto della vostra vita.

Ma sono tutte cazzate. Non esiste la malattia dell'osteoporosi. E' solo un nome per un insieme di sintomi che indicano che avete permesso alle vostre ossa di diventare fragili. E per curarla i medici occidentali vi prescriveranno farmaci che pretendono di rendere le vostre ossa meno deboli.

Potrebbero tranquillamente chiamarla Malattia di Fragilità delle Ossa e spiegare chiaramente quale sia la cura: esercizio, vitamina D, integrazioni minerali di calcio e stronzio, luce solare e tenersi lontani da sostanze come bibite gassate, farina bianca e zuccheri aggiunti, che privano le ossa di consistenza.

Il diabete è un altro esempio di situazione a cui è stato dato un nome complesso per porre la soluzione fuori dalla portata del paziente medio. Il diabete di tipo 2, tecnicamente, non è una malattia. E' solo un naturale effetto metabolico del consumo di grandi quantità di carboidrati raffinati e zuccheri aggiunti non compensato da regolare esercizio fisico.

Il nome "diabete" è incomprensibile per l'individuo medio. Si potrebbe chiamarlo Malattia da Eccesso di Zuccheri. Se lo chiamassero Malattia da Eccesso di Zuccheri la soluzione risulterebbe evidente a chiunque.

[...]
Ecco un altro esempio: il colesterolo alto. La medicina tradizionale dice che il colesterolo alto è causato da uno squilibrio chimico del fegato, l'organo che produce il colesterolo. Perciò la cura sono farmaci (farmaci statinici) che inibiscono la produzione di colesterolo da parte del fegato. Prendendo questi farmaci l'eccesso di colesterolo (la "malattia") viene regolato.

Ma ancora una volta è evidente l'errore fatale in questo tipo di approccio: il sintomo non è la causa della malattia. La causa è un'altra, sistematicamente ignorata dalla medicina tradizionale, dai medici, dalle compagnie farmaceutiche e perfino dai pazienti. La causa primaria del colesterolo alto sta nella dieta. Una persona che consumi cibi pieni di grassi saturati e oli idrogenati produrrà inevitabilmente più colesterolo. E' un semplice rapporto di causa ed effetto, non un bizzarro comportamento del fegato.

Se si volesse dare alla malattia un nome appropriato, bisognerebbe chiamarla Malattia da Consumo di Cibi Grassi. Questo la renderebbe più chiara alle persone. E l'ovvio rimedio alla malattia sarebbe il consumo di cibi meno grassi. Certo, sarebbe una semplificazione un po' eccessiva, perché bisogna distinguere tra grassi che fanno bene e grassi che fanno male. Ma almeno questo nome darebbe ai pazienti un'idea più precisa di ciò che sta realmente succedendo.

Al di fuori degli Stati Uniti, i nomi delle malattie espressi in altre lingue (per esempio in cinese) descrivono in maniera più accurata le loro reali cause. Nella medicina occidentale, invece, i nomi delle malattie servono a rendere oscure le loro cause reali. Ciò fa sembrare le malattie molto più complesse e misteriose di quanto siano in realtà.

E' un peccato, perché i trattamenti e le cure per quasi tutte le malattie croniche sono in realtà molto semplici e potrebbero essere descritti con un linguaggio chiaro. Prevenire e far regredire queste malattie richiede solo un linguaggio capace di descrivere cose come: fare diverse scelte alimentari, ricevere più luce naturale, bere più acqua, svolgere regolare esercizio fisico, evitare particolari tossine, integrare la propria dieta, e così via.

C'è un alto livello di arroganza nel linguaggio della medicina occidentale e questa arroganza accresce la separazione tra i dottori e i loro pazienti. La separazione non produce mai guarigione. Per produrre guarigione occorre unire medici e pazienti nell'uso di un linguaggio chiaro che la gente possa comprendere e su cui possa agire.

La comunità medica è inflazionata dall'egocentrismo e a nessuno fa piacere che la salute appaia alla portata di qualsiasi persona. Mantenere complicato il linguaggio della malattia serve a tenerla fuori dalla portata del pubblico.

Ma la salute è a disposizione di qualsiasi persona. Non è fisica nucleare. Non è complicata. E non richiede ricette mediche. Stare in salute è cosa facile, raggiungibile e diretta. Ed è, in gran parte, senza spesa, se si invoca il potere curativo della luce solare, dell'acqua pura, della riduzione dello stress, dell'esercizio e della scelta di cibi sani.

Versione originale:

Mike Adams
Fonte: http://www.quantumbalancing.com/
Link: http://www.quantumbalancing.com/news/illusionofdisease.htm

Versione italiana:

Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
Link: http://blogghete.blog.dada.net/archivi/2007-06-01.html
Traduzione di Gianluca Freda

martedì 20 novembre 2007

Hamer e la lezione di Semmelweis

Gian Paolo Vallati

Dicono che il dottor Ryke G. Hamer, autore di una controversa teoria sul cancro ed altre malattie (*), sia una persona non molto equilibrata dal punto di vista psichico. Lo ha velatamente ipotizzato anche Umberto Veronesi, il noto esponente della Casta del Cancro. Personalmente non so se sia vero. Molti degli atteggiamenti di Hamer mi sembrano in effetti quantomeno bizzarri. Certe sue prese di posizione (non mediche, ma politiche) lasciano davvero il tempo che trovano. Ed in fondo non giurerei sulla salute mentale di nessuno, tantomeno della mia.

Quello che so è che le teorie di Hamer sono estremamente interessanti, e che si legano a quel filone che parte proprio nel nostro paese con l'opera di Luigi Oreste Speciani(**). Negli anni '60 Speciani fu il primo ad affermare che alla base del cancro c'è un'enorme sofferenza psicologica. Anzi, dell'Anima, come lui amava dire. E che non è possibile nessuna vera guarigione se non si affronta questo aspetto, il disperato dolore della Psikè. Il suo libro "Di Cancro si vive" fu una vera rivelazione per molti. Ora Speciani era un grandissimo anatomo-patologo, molto stimato dai suoi colleghi e perfettamente inserito nell'ambito universitario del suo tempo. Insomma, non era certo un esponente della famigerata corrente new-age. Oggi, a più di trent'anni dalla sua scomparsa, i suoi allievi della Scuola di Medicina Integrata lavorano silenziosamente nell'ombra, senza cercare la luce dei riflettori, preferendo curare e guarire piuttosto che richiedere l'approvazione della "Scienza Ufficiale".

Hamer invece ha avuto la grande colpa di essersi schierato apertamente, di essersi messo contro il grande business della "Ricerca sul Cancro". E lo ha fatto spesso con i suoi modi, eccessivi, bizzarri, e forse un po' folli. Per questo mi ricorda molto il povero Ignaz Semmelweis che, nonostante la sua geniale scoperta, morì pazzo e screditato dalla "Scienza" del suo tempo.
Vediamo la sua storia, come riportata su Il Diogene ( http://www.ildiogene.it/):

"Medico ungherese, Semmelweis è considerato lo scopritore della principale causa della febbre puerperale, e rappresenta un caso emblematico della chiusura del mondo scientifico di fronte alle nuove scoperte. La febbre puerperale, ai tempi di Semmelweiss, uccideva misteriosamente migliaia di puerpere, soprattutto nei grandi ospedali. Semmelweiss, in seguito ad attente osservazioni e a una serie di coincidenze fortuite, giunse alla conclusione che la malattia fosse provocata dagli stessi medici e studenti i quali, secondo una prassi abbastanza comune a quel tempo, venivano spesso a visitare le pazienti dopo aver fatto pratica di dissezione dei cadaveri, in sala anatomia. Per verificare la sua ipotesi, Semmelweiss ordinò che tutte le persone del suo reparto si lavassero bene le mani con una soluzione disinfettante (cloruro di calcio) prima di qualsiasi contatto con le pazienti. Tale direttiva portò a una drastica riduzione dei decessi. Il valore della scoperta (così semplice e geniale, n.d.r.), tuttavia, fu contestato aspramente dalla maggioranza dei medici del tempo, che gli rivolsero una tale quantità di accuse da provocare addirittura la sua espulsione dall'ospedale e in seguito anche dalla cattedra universitaria di Budapest, che gli era stata offerta nel 1885."

Per dirla tutta, sembra che il carattere fumantino, un po' bizzarro e non perfettamente ligio alle regole di Semmelweis contribuì non poco alla sua emarginazione. In ogni caso : "i dati che Semmelweiss forniva a sostegno della propria tesi erano molto eloquenti: nell'anno 1846, su 4.010 puerpere ricoverate nel suo reparto, ne erano morte ben 459 (più dell'11%); nel 1847, con l'adozione del lavaggio delle mani con cloruro di calcio verso la metà dell'anno, su 3.490 pazienti ricoverate, ne erano morte 176 (il 5%); l'anno successivo proseguendo la pratica del lavaggio, su 3.556 ricoveri, i decessi erano scesi ad appena 45 (poco più dell'1%). Questi risultati, anche se forse lasciavano ancora un piccolo margine di dubbio (poteva trattarsi di una semplice coincidenza) avrebbero dovuto almeno suscitare qualche interesse in coloro che avevano a cuore il progresso della medicina, così da spingere a nuove sperimentazioni per sottoporre a verifica l'ipotesi. Invece, essi vennero praticamente ignorati." (1) "

Dopo la pubblicazione della sua opera fondamentale Eziologia, concetto e profilassi della febbre puerperale, l'opposizione nei confronti di Semmelweiss divenne ancor più agguerrita, tanto che egli, stanco e deluso, cadde in un lungo periodo di depressione. I suoi nemici ne approfittarono allora per farlo internare in un manicomio, dove poco dopo egli morì". (2) Migliaia di partorienti continuarono a morire, finchè alla lunga la teoria di Semmelweis non venne accettata. Ma questo fu possibile solo quando la generazione dei suoi contemporanei scomparve e venne sostituita da una generazione di giovani medici dalla mente aperta in grado superare i pregiudizi e le cristallizzazioni mentali dei vecchi baroni.
Come infatti ha spiegato acutamente Thomas Kuhn (3), nessuna teoria nuova e rivoluzionaria, per quanto geniale e ricca di prove, può essere accettata dall'establishment scientifico. Produce piuttosto una situazione di crisi, in cui la comunità cerca di negare o ridimensionare il fenomeno anomalo. La nuova teoria viene accettata solo quando una nuova generazione di ricercatori, adottando un nuovo "paradigma", riesce a superare gli schemi mentali della generazione precedente. Oggi i vecchi baroni continuano a difendere chemioterapia, radioterapia e tutta quella devastante ed invasiva pratica "terapeutica", peraltro molto redditizia, anche perchè non possono mutare il loro "paradigma", con il quale hanno costruito la loro carriera e le loro conoscenze. Sarebbero costretti ad uno sforzo psicologico e mentale al di fuori della loro portata. Di conseguenza tutte le teorie alternative sul cancro (Di Bella, Hamer, Kremer, ecc.) potranno essere seriamente prese in esame dall'establishment scientifico solo quando questa classe dominante scomparirà per vecchiaia. Sta ad ognuno di noi decidere se aspettare (la maggior parte dei baroni è oltre i settanta) o se infischiarsene ed iniziare a pensare in maniera nuova da subito.

Fonte: http://pensierolaterale.blog.com/

Effetti collaterali di economie (e politiche) spietate

di Paolo Barnard – tratto da Golem L'Indispensabile - 13 novembre 2007

www.disinformazione.it

Nella maggioranza delle persone la percezione dell’insicurezza è quasi sempre alterata, è, oserei dire, una commedia. Fra il menù medio di una mensa aziendale e il rumeno che incrociamo per strada, la prima è un killer di massa, il secondo è uno 0,1% di probabilità di esserlo.
Fate solo la proporzione fra i decessi annui per malattie cardiovascolari o tumori all’apparato digerente e quelli per mano di assassini stranieri e capite subito di cosa parlo. E non mi si dica che l’alimentazione al lavoro è una scelta del cittadino mentre il ceffo straniero no, poiché sappiamo tutti che la presenza degli immigrati nel nostro Paese è tanto una nostra scelta/necessità quanto quella di mangiare di corsa cibi preconfezionati. Esistono fisiologicamente insidie nei primi quanto nei secondi.

Eppure quel tizio losco ci fa paura mentre la fettina con mozzarella su un lago di sugo al glutammato no.
E così è in tante altre componenti del nostro vivere: per numero di morti e feriti il semaforo rosso violato batte il rumeno cattivo 1000 a 1; il fumo passivo, i drink serviti in discoteca, le polveri fini, le infezioni/errori ospedalieri letali ma occultati, la diagnostica tardiva per liste d’attesa, gli indulti fraudolenti… battono qualsiasi ceffo straniero con punteggi umilianti, e sono tutti fenomeni in cui le vittime non sono certo consenzienti. Ma è lui, il (presunto) migrante cattivo, a terrorizzarci.. www.disinformazione.it/effetti_collaterali_economie_politiche.htm

domenica 18 novembre 2007

Il caso John Titor

http://www.cosenascoste.com/


Saluti. Sono un viaggiatore temporale proveniente dall'anno 2036. Sto tornando a casa dopo aver recuperato un computer IBM 5100 dal 1975.”

Con queste parole, un uomo di nome John Titor si presentò in un forum Internet il giorno 2 novembre 2000. Ovviamente, nessuno, immediatamente, volle credergli, ritenendo le sue parole semplicemente i deliri di un pazzo. I post che John Titor inviò successivamente, però, le discussioni che sostenne, le risposte alle domande che gli furono poste, fecero cambiare idea a molti, i quali finirono per credere a quanto l'uomo affermava. La storia di John Titor, sedicente uomo del futuro, come spesso accade per argomenti come questi, affascina molto: sia perché fa un certo effetto parlare con qualcuno proveniente dal futuro di cose ancora da venire, sia perché le implicazioni scientifiche hanno un sapore quasi fantascientifico e fanno sognare. Comunque sia, che quest'uomo sia un folle od un reale viaggiatore temporale, i suoi interventi hanno spaccato in due gruppi, “credenti” e “non credenti”, tutti coloro che si sono imbattuti nei suoi scritti.
http://www.cosenascoste.com/John-Titor/
http://it.wikipedia.org/wiki/John_Titor

venerdì 9 novembre 2007

Piccole storie di provincia

di Marco Bollettino
LuogoComune

Ogni tanto è bene lasciar da parte le dorate sedie dei palazzi romani e raccontare una storia provinciale, tanto marginale quanto emblematica di quello che è un atteggiamento sempre più diffuso: lodare e premiare i comportamenti criminali, facendoli diventare “normale prassi” delle Amministrazioni pubbliche.
La nostra storia ha inizio negli anni novanta, in una sala riunioni di Ivrea, dove un manipolo di alti dirigenti sta decidendo le sorti dell'Olivetti.
Le vie percorribili sono due. La prima strada, irta di ostacoli, prevede il rilancio dell'azienda in quello che è il suo core business, ovvero l'informatica: quella è la strada che avrebbe scelto un Adriano Olivetti; è la strada difficile.
La seconda invece si presenta più appetibile. Si tratta di liquidare in qualche modo i rami aziendali in perdita e lanciarsi su quello che è il nuovo mercato emergente: la telefonia.
Gli amministratori, manco a dirlo, scelgono la seconda ipotesi.Ed il core business che fine fa?

Olivetti Servizi viene venduta all'americana Wang mentre allo stabilimento di Scarmagno, creato a fine anni sessanta e specializzato nella produzione di personal computer, viene riservato un trattamento speciale...
Continua in www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=2191

giovedì 8 novembre 2007

Chi paga il conto del G8?

di Daniele Luttazzi

Il programma di governo a pagina 77 prevedeva una commissione parlamentare di inchiesta sul G8 di Genova per indagare «sull'utilizzo di forze di polizia per operazioni repressive del tutto ingiustificate». E così l'altro ieri Udeur, Italia dei valori e socialisti hanno fatto saltare tutto quanto. All'epoca la relazione sui fatti del governo Berlusconi fu vergognosa: omissioni, reticenze, falsità e questo solo nella rilegatura. Rivelazioni interessanti ad esempio quella sui poliziotti travestiti da black bloc che spaccavano poliziotti travestiti da vetrine, mancava invece quella su poliziotti travestiti da poliziotti che picchiavano pacifisti vestiti da pacifisti. La settimana scorsa l'avvocatura dello stato ha chiesto due milioni e mezzo di euro per danni all'immagine dello stato: la macelleria messicana della scuola Diaz, le torture a Bolzaneto, l'assalto al corteo autorizzato di via Tolemaide, l'uccisione di Carlo Giuliani, la sospensione di fatto della democrazia, la più alta violazione diritti umani dal dopoguerra, come denunciato da Amnesty. Ah no scusate! Si riferivano ai danni attribuiti a 25 manifestanti. Come se non bastasse se verrà approvato il pacchetto sicurezza un venditore di borsette false rischierà 24 mesi di carcere, un agente torturatore di Bolzaneto rischierà addirittura la promozione... già fatto? Ah già fatto. Certo, anche il movimento no global ha commesso i suoi errori. Ad esempio vestirsi con le tute bianche, un errore gravissimo. Bisognava andare a Genova vestiti da vescovi. Oggi avremmo ore e ore di filmati con i poliziotti che manganellano vescovi, che come messaggio antiglobal è anche più forte, visto che la chiesa come si sa è la prima vera multinazionale. Il prossimo 17 novembre tutti a Genova.
Daniele Luttazzi
Fonte: www.ilmanifesto.it

PER UNA VALORIZZAZIONE DEL CRIMINE ITALIANO

Gianluca Freda
Blogghete!

Stando a quel che leggo su internet, Marco Ahmetovic, il rom ventiduenne che nell’aprile scorso ammazzò quattro ragazzi di Appignano del Tronto guidando ubriaco, ha fatto fortuna. Si è beccato, sì, qualche anno di arresti domiciliari (peraltro in un residence di lusso), ma adesso è conteso dai media a suon di sporte di quattrini. La sua “storia” verrà raccontata da “Verissimo”, l’immonda trasmissione di Canale 5, che sborserà al pirata della strada non so quante decine di migliaia di euro per i diritti d’autore del suo capolavoro fuori carreggiata. Ahmetovic sarà testimonial, sempre in cambio di sostanziose elargizioni, “di una campagna di sensibilizzazione per scoraggiare la guida sotto l’influenza di alcol e droghe”. A giudicare dal monte di quattrini che sta beccando per aver fatto fuori quattro persone da ubriaco, non so quale potrà essere l’efficacia deterrente di una simile iniziativa. E’ conteso da tutte le trasmissioni TV e da tutti i rotocalchi per massaie rintronate. Sta scrivendo un libro di memorie intitolato “Anch’io sono un essere umano” (spero che il libro contenga delle buone argomentazioni in proposito), per il quale pare gli siano già stati pagati 150.000 euro di diritti. E’ seguito, come un’autentica star, dall’agente dei vip Alessio Sundas, che gli cura anche le pubbliche relazioni, spiegandogli come comportarsi in pubblico e cosa dire nelle interviste.
Tutto questo mi ha fatto venire una splendida idea...
http://blogghete.blog.dada.net/archivi/2007-11-06

lunedì 5 novembre 2007

L' alfabeto cherokee

Un caso lampante di diffusione di un'idea è all'origine del sillabario usato dai cherokee per scrivere la loro lingua, ideato attorno al 1820 in Arkansas da un indiano di nome Sequoyah. Egli si accorse che i bianchi facevano segni sulla carta, e che ciò li aiutava a registrare e ricordare lunghi discorsi. I dettagli di questo processo erano per lui misteriosi, perché come quasi tutti i cherokee prima del 1820 era analfabeta e non conosceva l'inglese. Sequoyah era un fabbro, e stimolato dalla cosa iniziò con l'inventare un sistema per tenere il conto di quanto gli dovevano i suoi clienti. Ogni debitore era rappresentato da un disegno, attorno al quale linee e cerchi di varie misure indicavano la cifra dovuta.Attorno al 1810 si mise ad escogitare un sistema per scrivere la lingua cherokee. Iniziò con un sistema di pittogrammi, ma abbandonò l'idea perché troppo complicata. Si mise allora a inventare segni che corrispondessero alle singole parole, ma smise quando si accorse che le centinaia e centinaia da lui coniati non bastavano mai.Alla fine, Sequoyah si rese conto che tutte le parole erano costituite da un piccolo numero di suoni che si ripetevano uguali in molte occasioni, cioè da quelle che noi chiameremmo sillabe. Iniziò a lavorare su 200 segni sillabici, che ridusse gradualmente fino a 85; si trattava quasi sempre di combinazioni di una consonante e di una vocale.Per trovare le forme adatte ai suoi segni, si mise a copiare le lettere che aveva visto in un sillabario inglese prestategli da un maestro di scuola. Una ventina degli 85 segni fu copiata di sana pianta, anche se con un valore completamente diverso (visto che Sequoyah non sapeva leggere l'alfabeto latino). Ad esempio, i segni D, R, b, h rappresentano in cherokee le sillabe a, e, si, ni, mentre il numero 4 fu usato per il suono se. Molti segni sono evidenti modificazioni delle lettere latine, come quelli per le sillabe yu, sa e na [...]; altri ancora furono creazioni sue, come ho, li e nu. Il sillabario di Sequoyah gode di grande considerazione presso i linguisti, perché è molto semplice, logico e adatto a rappresentare i suoni della sua lingua. Nel giro di pochi anni i cherokee raggiunsero un tasso di alfabetizzazione quasi del 100 per cento, si comprarono un torchio da stampa, fusero in piombo i segni di Sequoyah e si misero a stampare libri e giornali.
[Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, p. 177]
http://www.mauriziopistone.it/testi/discussioni/personaggi_cherokee.html

LETTERA APERTA A CLEMENTINA FORLEO

DI PAOLO FRANCESCHETTI
Come Don Chisciotte

(...) Ecco, vengo a noi, giudice. Mi ha molto colpito quello che ha detto sulla morte dei suoi genitori. Perché le erano arrivati già degli avvertimenti che ne preannunciavano la morte in estate, ma quando morirono quel 25 agosto lei pensò ad una coincidenza. Ho letto addirittura una sua intervista di qualche tempo fa, a Sabelli Fioretti se non erro, in cui lei parlando del clima in cui viveva disse "pensi… arrivai persino a pensare ad un sabotaggio…". In altre parole, nonostante tutto, fino a poco tempo fa escludeva ancora che fosse un incidente provocato. Ultimamente però si è accorta che non è così. Forse non fu un incidente, come non lo fu quello che capitò a lei e suo marito, ma in cui vi salvaste.L’altra cosa che mi ha colpito è quello che ha detto sul fatto che le sue denunce relative a questi fatti non sono state prese in considerazione.Anche io penso non sia un incidente. Sa perché? Perché ho letto sui giornali il tipo di incidente. Una mia collega di studio si occupa di cosiddetti poteri occulti. In una settimana io e lei abbiamo subito tre incidenti da cui siamo scampati per un pelo: una rottura dello sterzo, e due rotture del perno della ruota posteriore (su due moto diverse). Le rotture dello sterzo e della ruota erano dirette a questa mia collega, perché si trattava della sua moto che io avevo malauguratamente preso in prestito. Dopo questi incidenti mi è venuto qualche sospetto; mi sono informato meglio e sono diventato mio malgrado un "esperto" di incidenti stradali.In incidenti analoghi sono morti molti testimoni di Ustica: il maresciallo Zummarelli, travolto da una moto; poi il colonnello Sandro Marcucci precipitato col piper. Il colonnello Giorgio Teoldi, comandante dell'Aeroporto Militare di Grosseto è morto in un incidente stradale di cui non sono riuscito a capire le modalità. Giorgio Furetti, Sindaco di Grosseto, poco tempo dopo aver manifestato l'intenzione di volere raccontare alcune cose ai giudici muore investito da un motorino. E questi sono solo alcune delle morti di Ustica che sono molte di più. In un incidente analogo – per fare un solo esempio diverso da Ustica - è incappato il carabiniere Placanica, implicato nei fatti del G8: rottura improvvisa dello sterzo in un rettilineo ma per fortuna l’auto non ha cozzato contro ostacoli e si è salvato. La storia d’Italia è disseminata di rotture accidentali dello sterzo, di auto che escono di strada senza alcun motivo, come è capitato ai suoi genitori e come – non faccio fatica a immaginarlo – sarà capitato anche a lei...
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http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3930