venerdì 11 settembre 2009

stop alla vivisezione

Enrico Moriconi - dirigente medico-ospedaliero presso il Centro Psicosociale di Vimercate - Milano

da Liberazione


Sabato 19 settembre si svolgerà a Friburgo, in Svizzera, con inizio alle ore 10 in Place Georges-Python, la manifestazione Zugetive "Insieme contro la vivisezione". L'iniziativa nasce per cercare d'informare e sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della ricerca sugli animali, ma soprattutto per cercare di convincere le autorità competenti svizzere a sospendere i finanziamenti al professor Rouiller che, da un quarto di secolo, compie esperimenti presso l'Università di Friburgo su roditori, gatti e scimmie.

A prescindere dalle argomentazioni scientifiche che dimostrano come nel 2009 sia inaccettabile continuare ad utilizzare animali per la ricerca che riguarda le malattie umane, la storia stessa del professor Rouiller è quantomeno originale. Questo ricercatore dal 1985 compie esperimenti sugli animali, anche scimmie e gatti, pubblicando sulle riviste scientifiche (tali si definiscono) molti articoli basati su studi che differiscono pochissimo l'uno dall'altro, se non per il cambio della specie utilizzata. In tutto questo periodo, nessuna di queste ricerche si è dimostrata di alcuna utilità per il progresso scientifico e per il miglioramento della salute umana.

Grazie alle molte pubblicazioni, il professor Rouiller, che attualmente lavora presso la Unit of Psysiology and Program in Neurosciences della facoltà di Scienze dell'Università di Friburgo, diventa membro sia della Commissione di controllo cantonale, sia del Comitato scientifico del Fondo nazionale svizzero - ossia entra a fare parte sia del Fondo che finanzia la vivisezione, sia della commissione che deve controllare gli esperimenti. In altre parole, il controllato diventa anche controllore e il finanziato diventa anche finanziatore. Gli aspetti più discutibili del caso Rouiller consistono però nella mancanza di un progetto coerente e comprensibile per quanto riguarda gli studi del professore, nonché in alcune sue dichiarazioni. Ad esempio, nel 2003 pubblica 5 lavori.

Nel primo continua a sperimentazione sui macachi, nel secondo e nel terzo utilizza colture di tessuto, ma nonostante siano già state accettate dalla comunità scientifica e disponibili banche di tessuti umani, continua ad utilizzare tessuti animali che impongono l'uccisione di cavie; nel quarto continua ad utilizzare gatti e nel quinto articolo afferma che «nei soggetti umani i sostanziali avanzamenti in questo campo sono stati resi possibili dallo spettacolare sviluppo di tecniche non invasive di visualizzazione e stimolazione del cervello». Quindi lo stesso Rouiller afferma in una sua pubblicazione che le scoperte non avvengono grazie agli esperimenti sugli animali, ma al progresso tecnologico.

Peraltro, la necessità di utilizzare specie ad alto sviluppo cognitivo, quindi più vicine a noi da un punto di vista evolutivo, è stata esclusa da una ricerca del 2007 che ha analizzato tutti gli studi sugli scimpanzé dal 1994 al 2004: gli autori concludono affermando che «lungi dal contribuire alla ricerca medica, la sperimentazione sugli scimpanzé è stata largamente incidentale, periferica, confusa, irrilevante e inaffidabile ed ha utilizzato fondi considerevoli che avrebbero potuto essere meglio indirizzati altrove».

La manifestazione di Friburgo, non si preannuncia solo come iniziativa di protesta, ma anche d'informazione: nel tendone principale verrà allestita una mostra sugli esperimenti effettuati sulle scimmie a Zurigo e a Friburgo. Conferenze, proiezioni di filmati e stand completeranno l'offerta informativa sulla vivisezione in generale e sui metodi scientifici, attualmente a disposizione, che permettono di sostituirla (modelli cellulari, tissutali, bioinformatica, ecc.). Maggiori informazioni si possono trovare sui siti www.zugetive.ch e www.atra.info. La partecipazione di manifestanti anche dall'Italia potrebbe risultare determinante per convincere le autorità competenti svizzere a sospendere i finanziamenti per ricerche che provocano sdegno anche fuori dai confini elvetici.