domenica 18 maggio 2008

Silvio e la Mela Avvelenata

di Fabio Greggio

da Movimento RadicalSocialista

La Destra che ha stravinto si è resa conto che non basta berlusconizzare il Paese. Una destra zeppa di ceffi passati in giudicato, di collusi con la mafia, di tangentisti riciclati, di pseudosocialisti condannati, di fascisti travestiti da statisti, di servitori del Padrone, ha bisogno della legittimazione. Non basta vincere, occorre una nuova verginità che nasce dalla legittimazione ottenuta dal responso elettorale strappata con un apparato massmediatico che non ha paragoni in nessun paese occidentale, con l'appoggio dei poteri forti, della piccola e media borghesia, con una Chiesa accondiscendente, con una sinistra radicale ormai fuori dalla storia e con quel che resta della sinistra, ormai plagiata dalla nuova ondata della destra neoconservatrice e normalizzata dal buonismo veltroniano.

Per la Destra berlusconiana è priorità la normalizzazione della politica attraverso la quale ottenere la legittimazione definitiva anche dalla sinistra, dopo quindici anni trascorsi fra veleni, denuncie, messe al bando, girotondi, scandali, obbrobri politici. Ora e solo ora, alla luce di una maggioranza schiacciante, la Destra offre la sua mela avvelenata al Veltronismo, unico rappresentante in pectore della Caporetto elettorale: collaborazione e comprensione, fino a ventilare un Governo Costituente pur di cancellare tutte le macchie di ogni singolo ceffo. La mela avvelenata non è solo questo, ma anche una reciproca messa al bando di quelle schegge impazzite, spesso nemmeno propriamente appartenenti alla sinistra, che continuano imperterrite il loro lavoro di denuncia e che non hanno capito che una legittimazione elettorale non può che dipingerli come tanti Don Chichotte, falsari, reazionari, pericolosi tomi, minaccia della democrazia popolare.

Alla richiesta implicita della Destra di legittimare posizioni come quella di Schifani, Dell'Utri, Previti, Berlusconi e di altri giannizzeri riciclati dopo Mani Pulite, si offre la possibilità di costruire un Paese normale. Un'operazione dalla quale non ci sarà ritorno, quasi un timbro definitivo sui trascorsi di questi figuri per la cui legittimazione la Destra è disposta a dialogare con l'ex Comunista Napolitano, a riconoscere il 25 aprile e il primo maggio attraverso le parole dell'ex neofascista Fini, a promettere battaglie contro l'evasione fiscale, tema tanto caro alla sinistra, a non toccare i tetti pensionistici, perfino a promettere di tassare i poteri forti come le Banche. Una specie di patto implicito sui temi tanto cari al Laburista de Noantri, Veltroni, cui, è risaputo, i vernissages e le operazioni di facciata sono sempre piaciute molto.

Ma la mela offerta dalla Destra è avvelenata per più di un motivo. E'avvelenata perché non è sicuro che dopo la legittimazione degli status degli uomini della destra seguano poi i fatti, perché troppe volte alle promesse del Capo sono seguiti ripensamenti e voltafaccia plateali al limite della decenza, perché lo scotto della Bicamerale è ancora caldo, perché sono anni che si va avanti a forza di "sono stato frainteso". Ma soprattutto perché non è menzionato il ganglio vitale del potere berlusconiano: i media. Nulla sul conflitto d'interessi, nulla sulla situazione anomala che a breve riporterà sei TV in mano a Berlusconi, nulla sullo strapotere editoriale del Presidente del Consiglio. Insomma una richiesta di legittimazione fatta con la clava mediatica in mano, quasi una gentile richiesta strappata a forza. In cambio la Destra non chiede solo la normalizzazione dell'anormalità, la legalizzazione delle illegalità, la collaborazione con istituzioni rappresentate da insostenibili figuri. Essa chiede anche la collaborazione a decapitare le teste calde che continuano, imperterrite a demolire le losche figure dell'universo berlusconiano: Travaglio, Grillo, Santoro, Di Pietro e altre figure minori che non si sono mai arrese alla singolare situazione italiana e ne denunciano continuamente l'insostenibilità democratica. La Sinistra pacioccona di Veltroni accetta. E i risultati iniziano a manifestarsi.
Travaglio, da sempre icona incontrastata dell'antiberlusconismo di tutte le sinistre, non è più difeso nelle sue arringhe accusatrici. Da Finocchiaro a D'Alema, da Fassino a tutta la melassa liberal-social-catto-democratica hanno condannato affermazioni che fino a ieri erano elenchi di fatti oggettivi sottoscritti da tutti. Con la sola esclusione di Di Pietro che, forte del suo 5%, diventa l'unico paladino del Centrosinistra nel perseguire anormalità, inciuci, denuncie di fatti paradossali per un Paese democratico occidentale.
Mentana organizza per Di Pietro, anzi, un'operazione che era fino a ieri tipicamente di Bruno Vespa: una trasmissione linciaggio dove lui per primo, con supporter insopportabili come Facci e Gasparri, metterà in pratica tutte quelle regole massmediatiche tipiche per demolire e ridicolizzare il malcapitato, il quale, infatti, mentre parla subisce: interruzioni continue, inquadrature di teste che scuotono la testa sconsolate, commenti ad alta voce degli altri ospiti cui non è stato chiuso il microfono, sospiri amplificati, sovrapposizioni di più voci indignate, incitazioni continue come "Basta!, Smettila!", inquadrature con mani giunte e occhi al cielo, servizi esplicativi sperticatamente di parte.

Insomma la Destra offre collaborazione, clima pacato e costruttivo, politiche care alla sinistra, decisioni costituenti, buon senso spalmato a piene mani, normalizzazione dei rapporti; in cambio chiede la colpevolizzazione definitiva dei ribelli e la legittimazione definitiva dei suoi quadri, a prescindere dalla loro storia giudiziaria, dalle loro posizioni di conflitti, dall'innalzamento a grado di "normale" per ceffi estremisti, neofascisti e perfino neonazisti. Ma non molla di un millimetro sulla supremazia nei mass media. Anzi non ne fa cenno, non ne parla più. Non si parla più della situazione illegale di Rete 4 ed Europa 7 che rischia di farci pagare penali salate, non si parla dell'obbrobrio televisivo, non si parla della supremazia insostenibile di uomini di destra nel mondo dell'informazione. Il patto prevede solo un reciproco scambio buon senso e alcuni favori. La Destra lascia intendere che rinuncia ad un Governo forte, quale sarebbe nelle cose qualora decidesse di far valere i numeri, in cambio di collaborazione. Collaborazione con Napolitano, Veltroni, perfino con i Sindacati. Schifani rimpiange perfino la sinistra che non è più in Parlamento e pensa ad operazioni di recupero.

Ma c'è chi vede sotto questa coltre di buonismo inaspettato ed insolito un tranello. Dopo la legittimazione, forti della nuova verginità che le sinistre non potrebbero più rimangiarsi, la Destra berlusconiana potrebbe, con un escamotage, rovesciare il tavolo delle trattative e urlare all'impossibilità di venire a patti con coloro che potrebbero tornare ad essere comunisti di sempre, mai cambianti dentro . Il che sarebbe l'anticamera ad un'azione di governo ben più forte, quasi obbligatoria perché con questa sinistra è inutile e impossibile collaborare. Doppio risultato alla fine: legittimazione non più sindacabile e l'obbligo di fare unilateralmente le riforme per il Paese perché non c'è collaborazione. Con i numeri schiaccianti, con la legittimazione in tasca, con la finta rabbia di dover governare da soli, con le teste dei ribelli nel canestro, con i media intatti, con un Paese in continua lobotomizzazione nelle informazioni, con i poteri forti tutti incondizionatamente a favore, con la sinistra radicale sparita.

Ci sarebbe davvero la possibilità di un regime destabilizzante, legittimato. La dittatura soffice La mela ormai sarebbe morsa. La mela sarebbe dentro di noi, ineluttabilmente avvelenata