domenica 12 agosto 2007

Calcolatori umani

di Federico Peiretti
Chi potrebbe immaginare oggi un calcolatore prodigio, fra Carlo Verdone o Gigi Proietti, uomo di spettacolo, con alto indice di gradimento? Eppure succedeva, in un passato neanche molto lontano, fino a cinquant’anni fa, quando i calcolatori prodigio riempivano i teatri di tutto il mondo. E il più popolare era un piemontese, Giacomo Inaudi, nato nel 1867 a Roccabruna, un bel paesino del cuneese, vicino a Dronero. Sembra che a sette anni fosse già in grado di fare a mente moltiplicazioni di cinque cifre. Persa la madre, ancora giovanissimo, se ne andò con il fratello maggiore in Provenza. Il fratello suonava la fisarmonica e lui, facendosi accompagnare da una marmotta, passava a raccogliere i soldi fra la gente. Per aumentare gli incassi, chiedeva ai passanti di sottoporgli lunghe e complicate operazioni di calcolo, che risolveva a mente tra lo stupore generale. In seguito fece il cameriere in un caffè di Marsiglia e diventò popolare per la sua abilità nel fare a mente i conti degli avventori e operazioni impossibili. Scoperto da un grande impresario, passò dal caffè al teatro, proseguendo a livello internazionale la sua prestigiosa carriera, al termine della quale si ritirò alla periferia di Parigi, dove morì nel 1950.
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