mercoledì 12 settembre 2007

La legge di Stigler

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La legge dell'eponimia di Stigler afferma che: A una scoperta scientifica non si dà mai il nome del suo autore.
La legge è stata enunciata da Stephen Stigler, professore di statistica all'Università di Chicago, nel suo libro Statistics on the Table: The History of Statistical Concepts and Methods [1] e da allora è divenuta sempre più popolare.
È facile darne innumerevoli esempi di applicazione. Ad esempio la legge di Snell della rifrazione era nota a Ibn Sahl nel X secolo, il disco di Newton è descritto da Claudio Tolomeo, Robert Hooke ha scoperto, tra l'altro, la ruota di Savart, gli anelli di Newton e la legge di Boyle, ma non il giunto universale di Hooke, che, prima di essere chiamato giunto di Cardano, risaliva all'antichità, la formula di Cardano per la soluzione delle equazioni di terzo grado, d'altra parte, prima che a Cardano, era nota a Tartaglia, ma non era neppure sua, e così via. Le scoperte tendono ad essere attribuite il più delle volte a pochi personaggi che svolgono un ruolo analogo a quello degli eroi eponimi dell'antichità: Isaac Newton e Cartesio sono tra questi.
Chi è lo scopritore della legge di Stigler? Naturalmente Stigler, dando il suo nome alla legge, ha voluto modestamente sottolineare di non esserne l'autore. Nel suo libro ne ha attribuito la scoperta a Robert Merton, fornendoci almeno la possibilità di escludere un altro possibile candidato.