giovedì 25 agosto 2011

Siamo in guerra?

--da LiberoPensiero, sulla situazione economica mondiale-Da leggere assolutamente.

Si chiama Christina Romer, è una economista importante. E' la punta di diamante della pattuglia di post keynesiani che sta al fronte per fermare i tecnocrati e i bancari del neo-liberismo selvaggio e criminale.


di Sergio Di Cori Modigliani

“L’uomo attraversa il presente con gli occhi bendati. Può al massimo immaginare e tentare di indovinare ciò che sta vivendo. Solo più tardi gli viene tolto il fazzoletto dagli occhi e lui, gettato uno sguardo al passato, si accorge di “che cosa” ha realmente vissuto e ne capisce il senso”
Milan Kundera da “Amori ridicoli”. Praga. 1968.


Questa citazione tratta da un romanzo, si riferisce all’approccio individualista esistenziale, e fa riferimento al rapporto che ciascuno di noi ha con l’assoluto nel tentativo di trovare un Senso Ultimo alla vita.
La Storia, che si occupa, invece, dei grandi disegni collettivi e non soltanto di quelli individuali, funziona però nello stesso identico modo. Tant’è che per comprendere una società, un popolo, un evento, è necessario leggere e studiare entrambi: i romanzieri dai quali apprendiamo gli umori, le sensazioni, le fantasie, le aspirazioni, i desideri dei singoli esseri umani; e gli storici, i quali, grazie al lungo studio dei documenti d’epoca, dell’analisi degli archivi e dei risultati ottenuti segnati dall’implacabile peso del Tempo trascorso, ci spiegano le ragioni e i motivi per cui c’è stata la rivoluzione francese, perché è crollato l’impero romano, perché è nato il protestantesimo, ecc.
Fintantochè si è immersi in quello che Joyce chiamava “il teatro quotidiano dell’incubo assurdo” è piuttosto arduo comprendere con esattezza i meccanismi che determinano la realtà e ciò che stiamo vivendo. Proprio perchè lo stiamo vivendo, ed essendo parte in causa, non abbiamo quell necessario distacco (che ha ogni storico di professione che si rispetti) per comprendere la realtà.
Esiste però una modalità di approccio, che io definisco l’approccio etico-eroico, che contraddistingue la becera passività dell’individuo-massa (condannato per definizione a bersi tutto ciò che viene comminato) e quella invece opposta, perché soggettiva e individualista, manifestata in un’aperta dichiarazione di schieramento. A questa appartengono gli artisti nella loro modalità apocalittico-visionaria-immaginifica (vedono come stanno le cose non si sa come) e i cosiddetti spiriti illuminati: individui che si assumono la responsabilità di “guidare la Storia” per far prevalere il bene comune, il progresso, il miglioramento della condizione esistenziale collettiva, contro coloro –invece- che vogliono far prevalere un egoismo personale, di casta, di censo, di ghetto, di clan, di tribù, imponendo con la violenza e la sopraffazione la propria volontà di parte sull’esercizio della volontà collettiva. Una scelta, quella di chi si schiera apertamente, rischiosa. Anzi. Rischiosissima. Perchè non esiste la rassicurante coperta della Storia (il senno del poi, dato che gli storici cominciano a rmboccarsi le maniche e mettersi al lavoro soltanto quando gli eventi si sono già verificati), non c’è nessuna garanzia sul fatto di aver ragione e tantomeno sul fatto che la propria Ragione, per quanto nobile possa essere riesca ad avere successo con beneficio di tutti.
Sarà soltanto la Storia a deciderlo.
Perchè lo si può sapere soltanto dopo.
E’ necessario, pertanto, nei momenti in cui la Storia ci chiama, crederci. Credere, con forza, vigore, argomentazioni. Senza una grande convinzione autentica non vi sarà mai espressione e manifestazione di una volontà di azione.
Questa era una premessa.
Grazie per l’attenzione (nel caso non vi siate già stancati e seguitiate a leggere).
Veniamo adesso al punto.
E il punto è molto semplice: siamo in guerra.
Esattamente come era in Spagna nel 1936 e lo slogan no pasaràn (non ce le faranno) era allo stesso tempo un monito per tutta l’Europa che tradotto suonava pressappoco così: “se il generale Franco vince in Spagna, l’Europa finirà in vacca e in una mostruosa guerra che la distruggerà” (evento puntualmente verificatosi di lì a quattro anni).
Esattamente com’era nel 1789 in Francia dove lo slogan libertè egalitè fraternità equivaleva a dire “se l’aristocrazia riprende e impone la propria logica di privilegi di casta contro l’idea di democrazia popolare, l’Europa si fermerà, si spegnerà e non progredirà”.
Oggi, 24 agosto 2011, non c’è nessuna possibilità matematica di sapere se siamo alla vigilia di una gigantesca rivoluzione planetaria, progressista e progressiva, come fu senz’alcun dubbio quella francese, oppure siamo alla vigilia di una immane catastrofe che produrrà soltanto fame, distruzione, e una estensione di povertà in Occidente quale non si verificava da almeno 500 anni. Lo sapremo soltanto dopo.
Nel frattempo, però, è bene schierarsi con convinzione e fare la propria puntata.
E’ ciò che stanno facendo, con dichiarata e aperta consapevolezza, diversi (per nostra fortuna sempre di più) economisti statunitensi, francesi, sudamericani, di grande livello, dotati di enorme competenza tecnica, di svariati successi alle spalle, ma soprattutto consapevoli che si è in guerra.
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